mercoledì 11 gennaio 2012

MARATONA IN VERSI





Da oggi, venerdì 13 gennaio, a domenica 12 febbraio il Collettivo Corrente Improvvisa bandisce la maratona in versi di In gran segreto, Rassegna di Poesia contemporanea a Ferrara.

Si partecipa inviando a correnteimprovvisa@gmail.com oppure commentando a questo post con una sola lirica liberamente composta che deve contenere il verso

mi spiacerà morire per non vederti più

anche spezzato a vostro piacimento, titolo dell'ultimo romanzo pubblicato dallo scrittore Roberto Pazzi, poeta ospite della Rassegna stessa. Alla lirica fate seguire nome e cognome, città di provenienza e email.

La poesia scelta dalla Redazione del blog verrà premiata con il libro dell'autore autografato e la pubblicazione sul sito della Rassegna. Vi contatteremo tramite l'indirizzo email da voi lasciato nel commento.






14 commenti:

  1. Alla fonte

    «Non c’è alcunché
    di assolutamente fondamentale.
    Unico tu
    potrai vivere alla fine» –
    diceva gelido Giuda e tremava –
    «gli uomini sono angeli
    degenerati.
    Il tuo dio ha dato luce
    ad una bestia fulva senza pace».
    Però il suo rimorso era uno sparo
    e tu avresti comunque combattuto
    a tuo modo
    accettandolo tuo malgrado,
    il tuo assassino.
    «È il senso della cortesia,
    Giuda, a mancarti.
    Il posto in cui morirò
    lo sceglierò io da solo.
    È un istinto che appartiene
    a ogni essere vivente.
    Mi spiacerà morire
    per non vederti più».

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  2. Mi spiace morire per non vederti più
    anche un ottico può vivere invano

    Alberto Mori Crema (Cr)
    albmor3@tin.it
    www.albertomoripoeta.com

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  3. Dei Perduti Dei

    Se questo nostro tempo
    si dissolve come la bruma sul lago
    quando un sole caldo risuona
    dove potrò attenderti ancora?
    Dove sarà la nave che mi riporterà
    alla nostra Arcadia d'argilla?
    I nostri sogni sono davvero costruiti
    su esili pilastri di polvere e fango
    Un tempo regnavo su
    queste nostre verdi terre
    ora mendico la pace all'angolo
    di una polverosa strada, perduto
    I cieli mi appartenevano e li
    facevo piangere o risplendere
    ad ogni moto della tua anima
    Dominavo i mari e gli oceani
    maremoti,tempeste, gorghi
    cicloni o bonaccia
    facile come girare
    lo zucchero in una tazza.
    I prati, le praterie e le foreste
    non erano altro che il nostro
    giaciglio eterno, incontaminato,
    modellato a tuo gusto
    E tu per me ti fasciavi in un vestito
    fatto di notte, luna e fragorose stelle
    Ma adesso, adesso dolce dea
    quando anche l'eternità muore
    quando più nulla di sacro perdura
    ora anche questo nostro immenso
    mondo giocattolo si è rivoltato
    ora, il tempo è fuggito così rapido
    d'avermi lasciato intrappolato
    nei tuoi eterni occhi splendenti
    intrappolato in questa barba bianca
    e in bilico sulla mia gamba stanca
    ora so, che non si può fermare nulla
    se non pochi meravigliosi istanti
    fulgenti come gemme eterne
    ora, si, mi spiacerà morire
    per non vederti più.

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  4. mi spiacerà morire
    per non vederti più:
    finale inaudito.

    salvarmi da te per salvarmi
    da me stessa:
    confondo la poesia con l'esistenza
    mai la metrica
    con la misura della vita
    inciampo sulle mie idee
    e se mi guardo da fuori
    non mi appartengo.

    entrambi spezzati a metà:
    ma io non sono un verso
    sono prosa.

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  5. Il nostro ultimo giorno

    Mi spiacerà morire
    per non vederti più

    morire mi spiacerà
    per non baciare più
    le tue lacrime calde

    e non stringere
    della tua pelle nuda
    il profumo.

    Ma se a fucili puntati
    sull'orlo dell'oceano
    l'ultimo desiderio
    mi è concesso

    luce di miracolo, io
    a mani giunte, chiedo...

    Morire insieme a te


    mano nella mano


    davanti alla morte
    come ad un altare.


    Lanciarsi nel Blu
    nell'onda che

    senza requie

    mugghia inghiotte
    s'infrange contro
    granitiche rocce.


    Morire insieme a te

    addormentarsi
    fianco a fianco
    sotto la coperta
    del mare

    gli occhi si spengono
    alla medesima ora

    i cuori si schiantano
    in un’esplosione sola.


    Ti tengo la mano nel salto
    che insieme ci vedrà volare.


    Chissà se

    oltre gli scogli

    ci sarà

    ancora

    mare

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  6. So che non volevi venire
    a vedermi qui disteso
    con il vestito buono.
    In silenzio tutti si soffermano
    per un po',
    i miei genitori piangono,
    per una volta ancora
    si parlano.
    mi fa piacere sai,
    anche se ti fa male,
    anche se non ci credi
    ancora.
    E' arrivata la macchina
    ora mi chiudono dentro,
    fiori sopra la mia bara
    piangi
    mi spiacerà morire
    per non rivederti
    più

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  7. La pietra che sognò d’essere una nuvola


    Sogno di pietra in volo
    lanciata da un uomo di fango e ferro,
    siamo qui
    io, la pietra e quell’uomo
    simili ad una frase pronunciata a metà
    in mezzo ad una strada deserta,
    la pietra prosegue speditamente
    il suo viaggio –
    sta sognando d’essere una nave
    leggera come un respiro –
    finalmente più nulla la inchioda al terreno
    finalmente, anche se per un attimo, può essere una nuvola –
    è chiaro a tutti che la mia fronte
    è il suo approdo,
    inevitabile commento del critico cinematografico
    al termine del film,
    “Mi spiacerà morire per non vederti più”
    dice l’uomo di fango e ferro,
    sono le ultime parole che sento
    prima di cadere a terra insieme alla pietra
    di colpo ritornata
    briglia nell’alveo del corso d’acqua della vita
    di colpo ritornato
    fuggiasco
    che non ricorda più ciò da cui fuggiva.

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  8. QUANDO LA NAVE AFFONDA

    A soccorso della speranza
    avanzo nella nebbia
    e scoloro e
    dimentico
    a pezzi
    il qualcosa da farsi .
    Nulla porto con me,
    presto
    neppure le scartoffie, la mia vita …

    Il cuore,
    pieno o vuoto ?
    ultimo timone di me .

    Mi spiacerà morire

    per il perduto sapore del tempo
    passato – come flotte di navi –
    avanti gli specchi,
    e te pure,
    per non vederti più .


    Andrea Checcucci, Brescia
    andrea.checcucci@libero.it

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  9. La mia strada di casa ha curve di madonna
    peccato guidare l'auto e non guardarsi intorno
    oltrepassando rapaci sui fili della luce
    scoiattoli che sfrecciano al riparo
    occhi-fiamma di gatti che spariscono.

    La mia strada di casa è morbida, sorvola
    cercatori di funghi in lontananza
    le linee di cipressi frangivento,
    l’architettura dei muretti a secco.

    In un prato, cavalli che sembrano miraggi.
    A volte per un attimo mi fermo e spengo i fari
    per lasciar fare alla luna il suo mestiere.

    Dopo l’ultima curva, volando su una buca
    intravedo il cipresso che segna il mio confine.
    “Ciao, pennacchio” gli mormoro ogni sera
    mi spiacerà morire per non vederti più.



    Rosaria Fiore
    Cassano delle Murge (Bari)
    e mail: rosaria.fiore@libero.it

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  10. Mi spiacerà morire,
    uscire da quella porta
    come da dentro di te.
    Ora il tempo è finito
    le lacrime perse
    e tutto intorno è vuoto
    perché non ti rivedrò più..

    Francesco Gambino
    Albiate (MB)
    fragiada92@gmail.com

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  11. Il giorno che morirò



    Mamma, il giorno che morirò
    il cielo continuerà a essere
    sfacciatamente azzurro?
    e il mare a sussurrare parole
    indecifrabili e salate?
    scondinzoleranno i cani il giorno
    che morirò?
    lumacheranno le lumache e i gatti,
    gatteranno i gatti?
    mamma il giorno che morirò le portinaie
    ciabatteranno ancora? e le campane
    avranno da ridire le campane?
    e i fornai? germoglierà nelle strade
    il profumo del pane?
    Mi spiacerà morire per non vederti più.

    Il giorno che morirai accadrà tutto questo,
    e le ragazze avranno ancora sguardi innamorati
    e i tram si fermeranno ai semafori.
    Il giorno che morirai i muratori avranno le mani
    sporche di calce e il mondo
    sarà quello di prima, con le lacrime agli occhi
    e i sorrisi di sempre, le parole
    nella tromba delle scale e i bambini
    che corrono, il giorno che morirai ci sarà il sole
    o forse pioverà.

    Allora mamma, il giorno che morirò
    sarà una festa, tu, per favore,
    tieni la finestra aperta.

    Paolo Polvani
    p.polvani@libero.it

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  12. Oltre la città


    mi spiacerà morire
    lasciando la città e i suoi colori

    è così triste questo giorno
    abbandonato alle brine
    come se fosse l’ultimo
    un resoconto del domani
    per non vederti più

    forse non basterà morire
    accennando a un diverso vivere

    restano gli accenti a dire
    facoltà di scelta partenze in solitaria
    tra le nebbie dei camposanti
    all’addiaccio tra i nudi sepolcri
    dove non si vede più

    da tempo non ti ho visto più
    solo sfocamenti tra coni e bastoncelli
    piccole corse a perdifiato
    per sapere come si stava
    dopo una perdita del mio strano stato
    nell’occulta perversione
    che muta il passo in stasi
    mille ere in un eone

    davvero mi spiacerà morire
    prima dell’ultimo sfogo
    o di averti detto che vado
    per non vederti più
    e non sapere il luogo
    il fuori-luogo l’altro-luogo
    l’extra-moenia
    | mi spiacerà non saperlo in anteprima |
    fantasima il non-luogo
    per non vederti più


    Edoardo Penoncini
    Ferrara
    dadopen@tin.it

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  13. Colui che tiene saldo


    Nell’ora più fresca dell’alba,
    che con dita
    sinuose
    di rosa
    elenca i filari
    di una vigna preziosa,
    un eroe scendeva le mura
    di una città silenziosa.
    Non bello, non alto, non forte,
    di mente tenace o dall’ira possente,
    ma uomo,
    per prima cosa,
    e padre, delicato e paziente.
    Guardava lontana la costa,
    e il mare fremente
    e turchino
    ripetere la danza
    e l’inganno
    di sapere colmare il destino.
    “..e come il mare
    che assedia,
    sporgendosi da quelle sponde,
    mi incalza, ondeggiando,
    la guerra,
    che vita e morte,
    come il mare,
    confonde”
    pensava l’eroe fatale,
    lasciando
    le mura salde
    un tempo,
    ma ora soltanto più vecchie
    ora soltanto più stanche
    rigate dal pianto e dal sangue,
    consumate
    come due guance.

    Camminava, solo, l’eroe
    Misurando nel cuore ogni passo,
    senza fermarsi una volta
    come a contare il coraggio.
    Soltanto quando lo vide,
    il suo estremo rivale,
    ebbe nel petto un sussulto,
    che a stento
    riuscì a calmare.
    Pensò a suo figlio e sua moglie
    E alle carezze sconvolte,
    comprese
    la stirpe dell’uomo,
    che stride e secca
    come le foglie.
    Capì che non c’è destino
    E neppure profezie veritiere,
    ma ciò
    che chiamiamo destino
    è senso
    del nostro dovere.
    Alzando allora la mano
    nell’estremo saluto,
    sorrise.
    “ mi spiacerà
    morire
    per non vederti più”
    disse
    con dolorosa
    umanità,
    rivolto ad Andromaca amata,
    o forse
    all’intera città.


    Edoardo Righini
    Ferrara
    ed.righini@gmail.com

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  14. Ieri notte, alle 24, si è conclusa la prima maratona in versi di "In gran segreto", Rassegna di Poesia Contemporanea a Ferrara. La prossima avrà luogo tra qualche mese, con l'incipit di un altro grande autore - o autrice - contemporaneo.

    "Mi spiacerà morire per non vederti più", titolo dell'ultimo romanzo di Roberto Pazzi, è stato scelto proprio per risaltare la vis poetica di un inciso altrimenti relegato e limitato unicamente alla copertina di un libro. Liberandolo.

    Il vincitore verrà valutato dalla Redazione, con la supervisione dello stesso Roberto Pazzi, e contatto via mail.

    Vi ringraziamo per la partecipazione!

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