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giovedì 13 dicembre 2012

Voci della poesia italiana, antologia (Sentieri Meridiani 2012)


Le antologie poetiche non dovrebbero mai avere la pretesa di fare scuola, o creare nuovi canoni, o "nuove generazioni". La poesia non si può inscatolare come un prodotto d'origine controllata, tentando di manipolare il suo "processo produttivo e di diffusione". Si vorrebbe piegare la poesia a piccoli interessi clientelari, al management di tristissimi direttori artistici, alle vanità di questo o quel critico, al baronato di questo o quel editore. Ma la verità è che la poesia vive di vita propria, libera, e non tollera di essere inscatolata, di essere gestita e monopolizzata. Come i cervi, fieri padroni dei boschi, la poesia muore appena viene “recintata”, “allevata”.
La poesia vive di vita propria, nei pensieri e nelle azioni quotidiane di chi la porta nel cuore.
Con queste premesse mi sento di dire che, a mio modesto parere, le uniche antologie poetiche valide sono quelle che non hanno pretese definitorie, ma che riescono con schiettezza e umiltà a parlare di nient'altro che di sé stesse. Le uniche valide sono quelle propongono, non im-pongono. Non è una questione semplicistica, come può sembrare. Perché dietro ogni rigida definizione, dietro ogni selezione (apparentemente) di merito, si cela sempre una ragione clientelare.
Sentieri Meridiani propone con umiltà una scelta (non la scelta) di autori contemporanei. Propone ai lettori la sua esperienza di vita culturale ed editoriale. Il titolo dell'antologia, dal tono generico e affatto definitorio (Voci della poesia italiana), introduce alcune esperienze poetiche di autori diversissimi per età e formazione. Sentieri Meridiani propone così una tavolozza di colori - i colori del suo mondo - senza pretesa di fare-mondo, fare-scena, fare-canone, fare-combriccola, ma con il solo proposito di fare poesia.
Riccardo Raimondo


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Dodici voci poetiche che provengono da due generazioni contigue (quelle dei nati negli anni Settanta e negli anni Ottanta) a cui è toccato in sorte di soffrire e testimoniare un tempo di delusioni e precarietà. Dodici voci molto diverse, che trascorrono dalla preghiera all’indagine psichica, dalla sentenziosità alla teoresi, dalla tenerezza alla lirica, dalla politica al postmodernismo, dal realismo al mito, dalla corporalità allo sperimentalismo. Dodici voci che parlano da diverse contrade italiane, quelle di nascita oppure quelle raggiunte cercando lavoro o cercando se stesse. Dopo cinque anni di vita, la collana “Le diomedee” propone una sorta di bilancio (quasi tutti gli autori, infatti, hanno pubblicato le loro raccolte in questa collezione, altri forse lo faranno), un ventaglio delle mille strade che la scrittura in versi può ancora percorrere nella quotidiana e sciatta prosa della vita. In un tempo in cui i poeti cedono all’individualismo e si ripiegano sul piccolo rettangolo di una tastiera, è un buon segno che si cerchi ancora di uscire dal guscio, di mettere la testa fuori per vedere che tempo fa. È così che, nonostante la varietà dei temi e degli stili, il lettore troverà fra le pagine di questa silloge la magia di un incontro di cuori e intelligenze che si ritrovano a scambiarsi le scoperte, le parole, le ragioni. Le irragionevoli ragioni della poesia.
Daniele Maria Pegorari
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lunedì 24 settembre 2012

Chiederci la parola


foto di Guido Gaudioso


Due poesie da Il potere dei giocattoli (Sentieri Meridiani 2012) di Riccardo Raimondo, prefazione di Sebastiano T. Aglieco, a cura di Daniele Maria Pegorari







Ascolta tu pure: è il Verbo stesso che ti grida di tornare.
(S.Agostino, Confessioni)


La Parola

Non lasciare che l'amore per l'imprevisto
ti distolga dalla Ragione.
Sii come il bimbo che vaga per la campagna
nella speranza di scoprire
un nuovo colore di lucertola.
Conserva lo stupore del mistero,
ma la Parola,
ti prego,
non perderla.







Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
(Eugenio Montale, da Non chiederci la Parola...)



Chiederci la parola

I.
Voi che ci aspettate sull'orlo della fine,
chiedete, chiedere pure...
Possiamo raccontarvi della sacralità dei monti
e delle tempeste, i loro furori profani.
Possiamo dirci pazzi, se lo abbiamo conquistato.
Possiamo, con il groppo in gola, amaro il cuore,
far naufragare fino alla meta
l'Idea
incapsulata nella carne,
carezzata tra le mani,
al sicuro dalle urla.

Cavalchiamo i miraggi del tempo che balena
e genera
arcobaleni di falene.
Molte sono
nate morte
come i desideri senz'amore,
senza la lena dell'ardire.

Siamo i falchi alti levati:
l'ali mitiche scrosciano sui venti.
E siamo magnifiche sirene che scrutano l'abisso
con le code come sonde.
Siamo il potere che fonde tutti gli elementi.

Voi che ci aspettate sulla soglia,
morti camminanti, ululanti,
voi che rumate tra campi di rumore,
voi, maîtres à penser della domenica,
soldatini del buonumore,
passionari del benpensare,
voi, obesi d'informazioni,
chiedete, chiedete pure,
e seguite soltanto l'intuizione.

Le vostre ironie mondane
da iene,
le vostre marionette oscene,
i vostri forse, i maimai
mai potranno impedirci di raccontare
ciò che siamo
ciò che desideriamo.

Vogliamo governare le saette dell'Idea
scaraventate
che dal cielo squarciano i contorni della forma,
dove l' anime spesso stanno imprigionate.
Vogliamo scrutare l'Uomo
e poi l'occhio del cosmo,
calarci nei pulsar del mistero,
vogliamo
implodere d'un amore eterno
profano come l'urlo del lupo,
puro, sacro
coma la prima lacrima.
Vogliamo rifare l'Uomo
che ha fallito miseramente
nella mente intrappolato,
relativo
solo
taciuto
come il muco d'uno starnuto
trattenuto.

Vogliamo urlare l'Uomo, la sua magia.
Siamo le aquile reali che voleranno a stormi
sulla malinconia dei vostri rancori.
Nella noia dei vostri giorni
saremo i rumori più sottili
sussurrati
dal fondo degli oceani, saremo
i brusii delle foglie croccanti
nei sottoboschi incartocciate
scrocchiate.
E saremo i tuoni più arditi,
i ruggiti d'eterni dinosauri
e i silenzi più foschi.

Siamo favolose eroiche testuggini all'erta.
Ci rivedrete destarci dalle alghe
all'imo lucido d'un quieto baratro di mare,
mentre le vostre mani rapaci
strappano i piccoli alle uova,
sulla strada del ritorno.
Siamo il Giorno
che non volete vedere
– la luce v'agita le palpebre.
Siamo il Regno dell'avvenuto,
gli scettri dell'avvenire.
Siamo il costruttore e siamo il costruito,
siamo l'ordigno eternamente esploso
il motore immobilissimo nel moto.
Scopriamo d'avere il potere
di creare dei mondi,
e siamo quella potenza che tace
sui vostri vagiti immondi.
Amiamo
e abbiamo nelle vertebre
l'emancipazione dalle tenebre.

Siamo sempre noi
che precipitiamo l'Idea sulla terra
come cometa violenta, feroce,
come una guerra di bombardamenti.
Siamo anche quelle luci di sangue,
siamo i kamikaze del sentimento
e la terra umida odorosa di pace
e il cemento.


II.
Siamo Fari accesi su mille cittadelle,
grida ripetute da mille sentinelle
oltre gli stenti delle veglie,
oltre la linea della notte,
attraverso la storia, la solita storia
per consegnare alla morte una goccia di splendore.

Scegliamo solo parole del nostro sangue,
che conserva le memorie più sottili,
i ricordi più remoti d'un altrove,
l'emozione di scoprirsi qui e ora.
Scuotete i vostri spiriti sordi, maltrattati,
scuoteteli, vi dico
nel profondo
lì dove torvi s'affaticano e vinti
rattrappiscono.
E chiedete, chiedete pure.
Sempre questo noi potremo dirvi:
sempre ciò che siamo,
ciò che desideriamo.






Riccardo Raimondo, classe '87. Poeta, narratore, critico. Studia Lettere Moderne.
Da dicembre 2011 è accademico corrispondente presso l'Accademia degli Incolti (Roma). La sua prima raccolta di versi è "Lo Sfasciacarrozze"(A&B 2009). La sua seconda raccolta è "Il potere dei giocattoli" (Sentieri Meridiani 2012, a cura di Daniele Maria Pegorari, prefazione di Sebastiano Aglieco, copertina di Elisa Anfuso).
Ha lavorato con diversi artisti a spettacoli e istallazioni, cercando un continuo dialogo fra la poesia e arti di tradizioni diversissime (la musica acustica ed elettronica, la video-arte, i fumetti, le sculture animate, le marionette, il teatro-poesia, la fotografia), sperimentando sempre nuove strategie della creazione.
Collabora con diverse riviste e webzine nell'ambito della critica d'arte, letteraria e di costume. Per maggiori info: www.riccardoraimondo.com
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