domenica 28 ottobre 2012

Le sette vite di Penelope




Dall'acqua si nasce, e si rinasce: in un ciclo senza fine. 

Così è scritto nella 'tela' di una nuova Penelope.

Il prossimo 16 novembre alle ore 17, alla biblioteca Ariostea (sala Agnelli) di Ferrara, Gianna Vancini  presenterà  il volume “Le sette vite di Penelope”, edito da LietoColle fra i “Libriccini da collezione” di Michelangelo Camelliti, con prefazione di Matteo Bianchi. 
La musicista Rosita Di Pietrantonio accompagnerà con la sua arpa celtica la lettura di alcune poesie scelte da Alberto Amorelli, Matteo Bianchi,  Dario Deserri, Alessandro Tagliati.   

Una vita dopo l'altra, Penelope entra in una nuova “pelle”: viandante, figlia, donna, madre.
Il “viaggio liquido” della protagonista muove dall'infinito, innanzi all'oceano: una sorta di “nomadismo interiore” per ritrovare se stessa: periplo tra versi e prosa, tra corpo e anima, tra memoria e possibilità. Fino a riscoprirsi, al limitare del mare, in un'inusitata metamorfosi, “sirena”: “Sarebbero mai le sue parole diventate canto? Avrebbero incatenato un uomo a un legno?”. Cercando nella poesia, e nella sua sensualità, un'ulteriore possibilità di esistere, in segreta armonia con l'universo.

Se è vero che la poesia di Eleonora Rossi vive in una sorta di liquido metafisico, che trae origine dall'acqua e da un mare in cui spesso si naufraga – si legge nella prefazione -, il fuoco è uno degli elementi cardine della raccolta: la protagonista, quanto l’araba Fenice, si sacrifica nel suo rogo per risorgere rinnovata dalle ceneri, sotto un cielo che, 'curvo come una vecchia madre', racchiude tutto. Tutto è invaso dalla fiamma di Ulisse: nei colori abbaglianti dell’autunno la passione inonda le foglie come si incendiano le erbe secche della campagna, così che i resti della combustione nutrano di nuova linfa la terra provata dalla vita. Nella maternità Penelope scorge all’improvviso il senso del suo cammino, una luce negli occhi del figlio, gli stessi di suo padre”.

Così, contemplando l'avanzare e il ritrarsi di un metaforico telaio liquido, Penelope canta il suo viaggio, in un'altalena di visioni, di ricordi e di ritorni.
Perché “lungo il sentiero si muore, si perdono parti di sé, si abbandonano crisalidi”. Ma si rinasce.


www.lietocolle.com



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