mercoledì 24 ottobre 2012

Alberto Mori su "Il potere dei giocattoli" (Sentieri Meridiani 2012) di Riccardo Raimondo


Esistono le cose a noi più care e i giocattoli che si rompono.

All'impalpabilità in essenza delle prime, si contrappone spesso la meccanicità artificiale degli altri. Così anche nella vita, qualcosa sublima mentre qualcos’altro, invece, fa scratch e graffia sulla Dj Mixer Consolle dell’esistenza. Entrambi gli aspetti, compongono l’andare
de Il potere dei giocattoli di Riccardo Raimondo.

Qualcosa rallenta intrattenuto e qualcos'altro accelera avvicinandosi, tracciando versi sul composito diagramma esistenziale, sempre ben fibrillante, dove il compito dell’autore è quello di «Portare questa luce fraterna / oltre la notte. Navigare fino all'alba».

Nell'attraversamento, fra le procedure della realtà in dissesto, le subway di un senso sotterraneo, musiche che dai solarium abbronzanti dei Beauty Center evocano già le spiagge marine, il poeta trova viandanza :scrive di ciò che vede e sente.

«Il cameriere fece calare/ i tendoni sulla terrazza/e fu subito ombra a Rabat» – azione visiva con notazione in presa diretta.

«Sii come il bimbo / che vaga per la campagna / nella speranza di scoprire / un nuovo colore di lucertola» – traslazione di un desiderio che sente l’energia di conservare lo stupore vivente della bellezza ricercata.

Il potere dei giocattoli si amplia via via nella lettura con una riflessione sempre più articolata nelle figure poetiche, sorrette anche da inserti di citazioni prese da altri poeti, e sempre funzionali a integrare il sentimento sotteso, il quale prosegue con moti oscillatori e ondulatori la sua sismica esistenziale. Fra oblio e memoria. Caos ed ordine provvisori.
Poi, in maniera quasi ineluttabile, subentra come marea il flusso dell’abbandono lirico.

Il friabile grumo d’infinto allora si liquefa. L’amore prende forma e sembra guarire questo viaggio.

Il potere dei giocattoli ha il suo senso originario nell’aver percepito il peso e la gravità artificiale del mondo e tentato il passaggio della poesia. In questa tensione protratta per tutto il componimento, anche nella misure continuamente variate dei versi, il poeta offre
la sua Terra Santa. Mentre Alda Merini ha tenuto fede al suo inferno e ha condiviso con tutti gli esseri la sua magnifica ossessione di vita e poesia, Riccardo Raimondo fugge, svola, va ad abbracciare e a chiedere a chi ama l’energia per un viaggio ulteriore.
Sarà dolce salpare nuovamente dal porto d’umanità restituita in poesia.

Alberto Mori



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Riccardo Raimondo, classe '87. Poeta, narratore, critico. Studia Lettere Moderne. Da dicembre 2011 è accademico corrispondente presso l'Accademia degli Incolti (Roma, accainco.it). La sua prima raccolta di versi è "Lo Sfasciacarrozze"(A&B 2009). La sua seconda raccolta è "Il potere dei giocattoli" (Sentieri Meridiani 2012, a cura di Daniele Maria Pegorari, prefazione di Sebastiano Aglieco, copertina di Elisa Anfuso). Ha lavorato con diversi artisti a spettacoli e istallazioni, cercando un continuo dialogo fra la poesia e arti di tradizioni diversissime (la musica acustica ed elettronica, la video-arte, i fumetti, le sculture animate, le marionette, il teatro-poesia, la fotografia), sperimentando sempre nuove strategie della creazione. Collabora con diverse riviste e webzine nell'ambito della critica d'arte, letteraria e di costume. Per maggiori info: www.riccardoraimondo.com


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