GEOGRAFIE
Se mercanti europei partivano per
“impossessarsi” di punti lontani del globo, potevano prendere le loro risoluzioni soltanto nella misura
in cui lo spazio locale globalizzato veniva concepito come un Fuori aperto e
praticabile […] Avendo abbandonato la loro casa, i conquistatori attraversano
lo spazio spianato dinanzi a loro, senza per questo aver preso a calcare un
“sentiero” in senso buddhista.
(Peter Sloterdijk, L'ultima sfera)
*
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,/ e questa siepe, che da tanta
parte/ de l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
(Giacomo Leopardi, L'infinito)
(Giacomo Leopardi, L'infinito)
Villa
Bellini
Sempre
sarà per me un mistero:
i
passerotti miagolare nel gioco dell'amore,
l'aria,
le foglie dolcemente
disordinare.
Sul
viale
occhiali
da sole griffati
inquietano
donnebambine passanti
di
rosa e bianco vestite
come
pin-up delle pubblicità.
Tredici
anni è già il trucco,
la
voglia generosa e la civetta,
sedici
anni è già il drago con rossetto
e i
tacchi, le gonne corte.
Ecco,
la primavera inaugura
l'amore:
e
sono le botte
fra
due passerotte:
l'una
becca lo scalpo dell'altra
che
le ha rubato il bel gallo,
e
sono i morsi
delle
formiche centauresse,
amazzoni
dei quartieri popolari
indefesse,
dentro gli stivali
Fornarina.
Le
giostre colorate luccicanti
– torri
d'avanguardia d'un nuovo accampamento
per
gli zingari del parco –
si
stagliano come tende nomadi
sulla
radura sabbiosa,
polverosa
di niente
dove
spesso i ragazzi
giocano
a palla.
Le
grida delle mammeborsetta
zittiscono
il pigolare dei bimbi
– e
disperdono le piume fra le foglie –,
in
lontananza schiaffopadre
intrappola
Sofia la principessa
fra
le sbarre di sicurezza
della
carrozzetta.
Dei
canti berberi, delle morne greche,
delle
danze fiamminghe rimane solo
emtivvì
disottofondo
a
un altro giro di giostra
– il
nonno allunga un euro
alla
mano dello zingaro
e
un altro euro, «nonno, un altro giro!».
Il
mio cucciolo di cuore
s'è
accasciato dolcemente
sul
verde panchina,
– a
pochi metri
ma
distante enormemente dalla scena –
e
io qui mi faccio
passero
solitario
e
miro
oltre
il colle
il
sospiro di più alte foglie,
il
colore che fa il cielo all'orizzonte,
la
sostanza delle nuvole che musica
la
Villa
e
mi parla della rotta delle rondini.
Miro
oltre
la siepe
e
assume un altro senso
il
confine, l'orizzonte
un
altro colore
e
lo sguardo è la soglia,
la
siepe l'errore l'errore l'errore
*
Londra
Ci
sono i flipper per giocare
e
quelli grandigrandi
dove
abitare.
Luciluciluci scoglionanti,
mammiferi
distratti,
disordinati,
stanchi,
tanti!
Trafalgar
dovrebbe esser la vittoria,
il
jack pot dell'Europa civile:
homo
sapiens libertario,
liberissimo,
liberale,
democratico,
veniale,
londinese,
emancipato
– forse
un poco frocio,
ma
forse è solo moda.
I
Mc Donald's sono pieni di alieni.
Benvenuta,
principessa,
la
Torre dice «e un quarto»,
io
faccio le sei.
Ci
stiamo lavorando, siamo stanchi
di
considerarlo ancora
fissa
convenzione, il tempo, l'ora.
Lo
spazio qui è già squagliato,
in
affitto, monopolizzato,
i
loghi si comprano anche il cielo,
anche
l'aria, e la luce,
e
il pavimento,
e
tu sei tutto preso da questa
dolce
voglia passionaria:
comprarecomprarecomprare.
Solo
a volte
qualche
distratta volpe,
poverina
avventurosa fra l'asfalto,
ci
grida in faccia la santa
legge
della giungla.
Ci
ringhia la folle necessaria
ingerenza
del bosco,
il
bisogno del bosco.
Ma
non possono nutrirsi di pattume,
queste
furbe sorelline del sole,
non
c'è posto per loro
– quegli
occhi spaventati
s'allumano
nei vicoli
e
mi fanno tremare di vergogna,
perché
anch'io un tempo sono stato
ferino,
selvatico lupo, pulcino
rapace,
magnifica aquila,
leone
di luce.
*
Geo-tele-visioni
Verità
di verità, tutto è verità
in
mondovisione in democratico spi
rito
di discussione, d'Annunciazione, di
reputazione,
di rappresentazione,
di
sottomissione
– scorgo
grammatiche anche
nel caos
E
cos'è il tempo, cos'è lo spazio?
Geografie
del potere pazzo,
giochi
di plastilina, teoremi ad hoc,
esercizi
di stile, jet set
per
i demòni dell'aria:
New York è sempre boom!,
Israele
poverinigliebreipoverini!
Milano
sempre dabere, l'expo si sorseggia
già
fra i bicchieri dell'happy hour.
E i
cavalieri delle nuove logge
importano
le nuovissime armi ideologiche,
ateismi,
taoismi, cineserie selvagge,
e a
ben vedere... oltre Damasco che c'è?
O
meglio: cos'è rimasto del Sole?
Mi
dicono draghi, filosofi cannibali,
che
speculano il vuoto e le sue vertigini.
E
il senso cos'è allora? Cos'è la forma?
...oggi
che la vita ha sostanza astratta, codicale,
s-ostentamento equazionale – bot, bond,
spread, plus!
Oggi
che la Parola è stilistica, invenzione pubblicitaria
– special offert, gratis, packet,
business, smart, mission, target!
E
la Storia è sempre più libera, liberale, libertaria,
(solo)
apparentemente controcorrente...
mentre
i novissimi giornalistici talenti
confondono
le acque, le vite,
e
le modernissime nervose scritture
– iper-moderne,
a-narrative, generazionali, emozionali!
impastano
le menti, i sentimenti... oggi,
oggi
che la tecnica è trappola per gli angeli,
il
demonio ha natura numerica,
sulle
macerie delle postmetropoli
– ciò
che resta dell'uomomangiauomo:
la
nuova giungla real-cibernetica.
Io,
dal mio canto, resto sempre appollaiato
come
un falco stanco a sgranchire il becco
su
questo scoglio universale
sull'isola
di sempre, sostanzialmente
isola
continentale.
E mentre Catania è uno smeraldo di fuoco
sotto
la cenere che lo ricopre,
aggiungo
solco al solco,
attizzo
la fiamma, affilo la voce,
curo
il mio campo
–
temo la notte che si propaga
laggiù
dov'è più densa la falcidia
e
resta solo la conoscenza
per ardore o il buio
Riccardo Raimondo, classe '87. Poeta,
narratore, critico. Studia Lettere Moderne. Accademico degli Incolti da
dicembre 2011 (www.accainco.it). In poesia ha pubblicato Lo Sfasciacarrozze (A&B 2009) e Il potere dei giocattoli (Sentieri Meridiani 2012). Collabora con
diverse riviste e webzine nell'ambito della critica d'arte, letteraria e di
costume.
Nessun commento:
Posta un commento