domenica 9 settembre 2012

GEOGRAFIE, tre inediti di Riccardo Raimondo


GEOGRAFIE


Se mercanti europei partivano per “impossessarsi” di punti lontani del globo, potevano prendere le loro risoluzioni soltanto nella misura in cui lo spazio locale globalizzato veniva concepito come un Fuori aperto e praticabile […] Avendo abbandonato la loro casa, i conquistatori attraversano lo spazio spianato dinanzi a loro, senza per questo aver preso a calcare un “sentiero” in senso buddhista.
(Peter Sloterdijk, L'ultima sfera)


 *

  
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,/ e questa siepe, che da tanta parte/ de l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
(Giacomo Leopardi, L'infinito)


Villa Bellini

Sempre sarà per me un mistero:
i passerotti miagolare nel gioco dell'amore,
l'aria, le foglie dolcemente
disordinare.

Sul viale
occhiali da sole griffati
inquietano donnebambine passanti
di rosa e bianco vestite
come pin-up delle pubblicità.
Tredici anni è già il trucco,
la voglia generosa e la civetta,
sedici anni è già il drago con rossetto
e i tacchi, le gonne corte.

Ecco, la primavera inaugura
l'amore:
e sono le botte
fra due passerotte:
l'una becca lo scalpo dell'altra
che le ha rubato il bel gallo,
e sono i morsi
delle formiche centauresse,
amazzoni dei quartieri popolari
indefesse, dentro gli stivali
Fornarina.

Le giostre colorate luccicanti
– torri d'avanguardia d'un nuovo accampamento
per gli zingari del parco –
si stagliano come tende nomadi
sulla radura sabbiosa,
polverosa di niente
dove spesso i ragazzi
giocano a palla.

Le grida delle mammeborsetta
zittiscono il pigolare dei bimbi
– e disperdono le piume fra le foglie –,
in lontananza schiaffopadre
intrappola Sofia la principessa
fra le sbarre di sicurezza
della carrozzetta.

Dei canti berberi, delle morne greche,
delle danze fiamminghe rimane solo
emtivvì disottofondo
a un altro giro di giostra
– il nonno allunga un euro
alla mano dello zingaro
e un altro euro, «nonno, un altro giro!».

Il mio cucciolo di cuore
s'è accasciato dolcemente
sul verde panchina,
– a pochi metri
ma distante enormemente dalla scena –
e io qui mi faccio
passero solitario
e miro
oltre il colle

il sospiro di più alte foglie,

il colore che fa il cielo all'orizzonte,
la sostanza delle nuvole che musica
la Villa
e mi parla della rotta delle rondini.

Miro
oltre la siepe
e assume un altro senso
il confine, l'orizzonte
un altro colore
e lo sguardo è la soglia,

la siepe l'errore l'errore l'errore


*


Londra

Ci sono i flipper per giocare
e quelli grandigrandi
dove
abitare.

Luciluciluci scoglionanti,
mammiferi distratti,
disordinati, stanchi,
tanti!

Trafalgar dovrebbe esser la vittoria,
il jack pot dell'Europa civile:
homo sapiens libertario,
liberissimo, liberale,
democratico, veniale,
londinese, emancipato
– forse un poco frocio,
ma forse è solo moda.

I Mc Donald's sono pieni di alieni.

Benvenuta, principessa,
la Torre dice «e un quarto»,
io faccio le sei.
Ci stiamo lavorando, siamo stanchi
di considerarlo ancora
fissa convenzione, il tempo, l'ora.

Lo spazio qui è già squagliato,
in affitto, monopolizzato,
i loghi si comprano anche il cielo,
anche l'aria, e la luce,
e il pavimento,
e tu sei tutto preso da questa
dolce voglia passionaria:
comprarecomprarecomprare.

Solo a volte
qualche distratta volpe,
poverina avventurosa fra l'asfalto,
ci grida in faccia la santa
legge della giungla.
Ci ringhia la folle necessaria
ingerenza del bosco,
il bisogno del bosco.
Ma non possono nutrirsi di pattume,
queste furbe sorelline del sole,
non c'è posto per loro
– quegli occhi spaventati
s'allumano nei vicoli
e mi fanno tremare di vergogna,
perché anch'io un tempo sono stato
ferino, selvatico lupo, pulcino
rapace, magnifica aquila,
leone di luce.


*


Geo-tele-visioni


Verità di verità, tutto è verità
in mondovisione in democratico spi
rito di discussione, d'Annunciazione, di
reputazione, di rappresentazione,
di sottomissione
scorgo grammatiche anche nel caos

E cos'è il tempo, cos'è lo spazio?

Geografie del potere pazzo,
giochi di plastilina, teoremi ad hoc,
esercizi di stile, jet set
per i demòni dell'aria:

New York è sempre boom!,
Israele poverinigliebreipoverini!
Milano sempre dabere, l'expo si sorseggia
già fra i bicchieri dell'happy hour.

E i cavalieri delle nuove logge
importano le nuovissime armi ideologiche,
ateismi, taoismi, cineserie selvagge,
e a ben vedere... oltre Damasco che c'è?
O meglio: cos'è rimasto del Sole?
Mi dicono draghi, filosofi cannibali,
che speculano il vuoto e le sue vertigini.

E il senso cos'è allora? Cos'è la forma?

...oggi che la vita ha sostanza astratta, codicale,
s-ostentamento equazionale – bot, bond, spread, plus!
Oggi che la Parola è stilistica, invenzione pubblicitaria
special offert, gratis, packet, business, smart, mission, target!
E la Storia è sempre più libera, liberale, libertaria,
(solo) apparentemente controcorrente...
mentre i novissimi giornalistici talenti
confondono le acque, le vite,
e le modernissime nervose scritture
iper-moderne, a-narrative, generazionali, emozionali!
impastano le menti, i sentimenti... oggi,
oggi che la tecnica è trappola per gli angeli,
il demonio ha natura numerica,
sulle macerie delle postmetropoli
– ciò che resta dell'uomomangiauomo:
la nuova giungla real-cibernetica.

Io, dal mio canto, resto sempre appollaiato
come un falco stanco a sgranchire il becco
su questo scoglio universale
sull'isola di sempre, sostanzialmente
isola continentale.

E mentre Catania è uno smeraldo di fuoco
sotto la cenere che lo ricopre,
aggiungo solco al solco,
attizzo la fiamma, affilo la voce,
curo il mio campo

temo la notte che si propaga
laggiù dov'è più densa la falcidia
e resta solo la conoscenza
per ardore o il buio





Riccardo Raimondo, classe '87. Poeta, narratore, critico. Studia Lettere Moderne. Accademico degli Incolti da dicembre 2011 (www.accainco.it). In poesia ha pubblicato Lo Sfasciacarrozze (A&B 2009) e Il potere dei giocattoli (Sentieri Meridiani 2012). Collabora con diverse riviste e webzine nell'ambito della critica d'arte, letteraria e di costume.

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