domenica 24 giugno 2012

AUDIOVERSI (VIII) - "Alla Luna, venendo da Lei il piede umano, per il suo male" di Guido Ceronetti

di Paolo Steffan

Tra circa un mese sarà l'ennesimo anniversario (il XLIII per la precisione) di quel vero o presunto allunaggio che, nel '69 e negli anni precedenti e successivi ad esso, tanti dibattiti e scontri e scetticismi e ottimismi ha causato. Il maggiore oppositore delle spedizioni lunari nella nostra letteratura è stato Guido Ceronetti, un intellettuale controverso dall'altrettanto controverso stile di scrittura; egli ha messo assieme e pubblicato nel '71 un volume intitolato Difesa della Luna e altri argomenti di miseria terrestre. Si tratta di un prosimetro, cioè un testo alternativamente composto di prose e poesie: contento di averlo conosciuto e letto, seppure solo in parte, trovo folli e spesso non belli - specie nei versi - sia lo stile che i contenuti. Purtuttavia lo scialo mostruoso di intellettualismi, elitarismi e spocchiosismi - Ceronetti magari si arrabbierà che tali io li ritenga, piccolo insetto che sono con la mia cultura minima al cospetto dell'immensa sua, spaziante dalla Bibbia in lingua originale agli affascinanti classici - meritava che io mi ci cimentassi, per ricordare questo libro dimenticato dagli uomini e da Dio (e dagli dèi che ne popolano alcune pagine). Perché, alla fine, anche nella sua quasi illeggibilità, la Difesa della Luna resta una prova alta di stile (in parte fallita - credo - ma alta, troppo alta) in cui si apprezzano soprattutto certe invettive magistralmente gestite, ma che - a distanza e non più scottante il tema - rischiano di rivelarsi, in alcune pagine e a un lettore odierno, piuttosto da riderci che da prendere sul serio...
Venendo ai versi nei quali - forse con ancor più scarsi risultati - mi cimento, essi sono quelli di una novella invocazione Alla Luna (stavolta per ribellarsi cruentemente all'allunaggio) che forse è tra i testi che rimangono più simpatici, insieme al successivo e apprezzato Ultimo dialogo della Terra e della Luna, proprio per i riflessi leopardiani; a Leopardi e alla sua Luna è peraltro dedicato anche un capitolo (Intatta Luna) non privo di fascino. Insomma, se devo sentenziare: molto meglio le parti in prosa che i versi, ma qui - si sa - è a quest'ultimi che si deve dare la precedenza...

Caspar David Friedrich, Due uomini contemplano la Luna (1825-30)

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