di Paolo Steffan
Come
seconda parte della IV puntata degli Audioversi dedicata
all'ultima raccolta di Zanzotto, ho letto una poesia senza titolo
contenuta nella sottosezione della sezione Fu Marghera (?). Un
testo dov'è tratteggiata una Venezia-donna invecchiata e un po'
grottesca, oscillante di "acque alte" e "acque basse",
quasi – se mi si può concedere la definizione – lagunarmente
claudicante, come altra faccia di quella Marghera che annerisce le
pagine precedenti di Conglomerati, e che forse è parzialmente
responsabile di questo azzoppamento.
Per
ultima cosa, prima di lasciare spazio all'ascolto: quello di Zanzotto
con la laguna di Venezia è un rapporto lungo, che interessa molte
poesie (in particolare quelle di Filò
del 1976) e alcuni racconti; tra tutti, di grande bellezza, voglio
ricordare Venezia, forse,
prosa del '76, attualmente contenuta nel Meridiano Poesie
e prose scelte (Mondadori 1999, pp.
1051-1066), dove Venezia è un «forse»,
avverbio che in sé ha – per l'uso che lì se
ne fa – proprio l'idea del «traballare»: insomma una città in
continuo movimento, che affoga e sta anche a galla, una città-forse
«in moto alterno»...
Le «gambe stecchi» di Venezia in un mio recente scatto
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