mercoledì 28 marzo 2012

ricordando Amelia Rosselli


Amelia Rosselli è stata una delle più grandi poetesse della nostra tradizione; nata il 28 marzo del 1930 è scomparsa nel 1996. Ostico il compito di attraversare la sua produzione ora rintracciabile nella raccolta degli Elefanti Garzanti con prefazione di Giovanni Giudici, ma di certo è possibile attraversare alcuni cardini che così, anche ingenuamente, balzano agli occhi leggendola. Rosselli è stata una poetessa che ha attraversato un 'fare poesia' peculiare, che si nutre di molte lingue, lingue che lei stessa ha appresso nel corso della sua vita, durante gli spostamenti della famiglia, e che sono state con buona probabilità il suo cibo, il sostentamento per il sé prima che per la sua poesia, di certo mai svincolata dal suo animo multiforme, anzi espressione autentica che tocca picchi altissimi anche nella complicazione della forma e del dire. Il 'dirsi' in tante lingue tuttavia - inglese, francese e italiano - è un continuo rimestare, è un pensarsi vestendo la misura (e la sintassi) più giusta ogni volta diversa, unica, irriducibile. Le liriche in inglese contenute in Sleep (Garzanti, 1992) ad esempio hanno il passo anglosassone, reggono in quella taglia e stanno da sole in piedi, nutrendosi della bellezza dei vocaboli e del suono; le opere in italiano, per la maggior parte e di più quando si tratta di liriche che sconfinano, vanno oltre il verso tradizionale endecasillabo, risentono del peso dell'inglese, come se l'avessero inghiottito. Rosselli fa intuire che è una lingua congeniale per pensare quella, per lo meno per lei, ed evidenzia il gap che c'è tra le due sfere linguistiche, con grazia e polso, quello di una poetessa che sa muoversi con armonia in campi diversi, ad esempio anche quello musicale che potrebbe a ben vedere essere più influente di quello linguistico, dovendo misurare il respiro della frase.
Vogliamo concludere questo ricordo con un video in cui l'autrice stessa si racconta e si legge.


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