lunedì 11 giugno 2012

Maria Pia Quintavalla, un inedito


La piscina


Nel brillio di fiction la piscina
disegna un trapezio minuscolo
celeste q u i davanti al mare
che più dietro asseconda gli s o m i g l i a
dietro al muro la copia,
ma non è più copia dal vero.

È rinato dietro la scaletta,
nascosto un trampolino, e sotto
si sommerge
nel sonno di barche docili che solcano
per caso la tavola del mare
che s’allunga rende il mare

un tema un rigo grigio.



La piscina giocattolo dormiente
sta alla madre
dalle lunghe braccia
ne d i s e g n a un orlo sotto al monte
mentre il cielo là ferma,
 calmo nelle opache nubi
che discendono si addensano
lo sporcano il vulcano.

Restano nubi aperte fulminate,
segnano di bagliori fantasmatici
la volta nel sentiero
riabbracciano lontane madri alle madri,
 onde alle figlie.



In questo frangente scrivo per conoscenza personale: sin dal primo incontro brillava negli occhi di Maria Pia il sentimento materno più di ogni altra cosa. Amore che ha incanalato nei versi in questione come si direziona la forza vitale dell'acqua. La piscina ricorda una ninnananna intonata ai bimbi prima del sonno e, al contempo, il moto ondoso la sera, quando accarezza le rive senza l'urto del nuovo giorno, della nascita. Una nenia nell'andamento, nell'andare accapo e negli spazi tra le lettere di alcune parole: non a caso, somiglia e disegna, voci verbali che marcano la riproduzione imprecisa, la sola che spetti all'uomo. Il quale ha in potenza una duplice possibilità, la procreazione naturale, biologica, o la creazione artistica; opportunità che Maria Pia ha vissuto e accompagnato tra loro nel corso degli anni. 
Il brillio di fiction è ciò che lega alla superficie, lasciando presagire ad un intero fondale da scoprire, la madre - il mare - e la figlia - la piscina - , che non è più copia dal vero. Ma l'acqua è madre una volta ancora nel suo specchiare il cielo, e la realtà che lo attraversa e la circonda, dandole una seconda esistenza,  un'altra chance, anche se illusoria. Forse sta qui la differenza più evidente tra la consolazione dell'arte, della poesia, del corpo stesso del significante, e la carne, il sangue, la materia, in tal caso significato della lirica. Infine il ritorno ciclico ad un'unica origine, nel rimpasto delle nubi aperte fulminate dopo un parto di pioggia e saette, e delle onde che, una volta infrante, tornano da dove sono venute.  

Con l'inedito di Maria Pia Quintavalla la rubrica "inedito zero" si prende una pausa estiva e proporrà altri autori contemporanei a partire da Settembre. Buona estate!

Matteo Bianchi





Maria Pia Quintavalla è nata a Parma e vive a Milano. 
Ha pubblicato: Cantare semplice (Tam Tam Geiger 1984, nota Nadia Campana), Lettere giovani (Campanotto 1990, prefaz. M. Cucchi), Il Cantare (Campanotto 1991 prefaz. Nadia Campana), Le Moradas (Empiria, 1996 prefaz. Giancarlo Majorino), Estranea (canzone) (Piero Manni 2000, introduzione di Andrea Zanzotto), Corpus solum (Archivi del 900, 2002 prefaz. Giampiero Neri), Album feriale ( Rosellina Archinto 2005 prefaz. Franco Loi), Selected poems, (Gradiva, introduzione di Andrea Zanzotto), China (Effigie, 2011). Ha curato antologie: “Donne in poesia/Incontri con le poetesse italiane”, Presid. Comune di Milano 1985, 1988, Campanotto, e su Alfabeta dall’omonimo festival (dal 1985); atti del convegno nazionale “Bambini in rima/La poesia nella scuola dell’obbligo”, su Alfabeta 1987. Presente in antologie della poesia italiana, l’ultima, Trent’anni di Novecento, a cura di Alberto Bertoni, Book 2005.
Vincitrice ai premi: Tropea, Cittadella, Città S.Vito, Alghero Donna, Nosside, Marazza Borgomanero, Violetta di Soragna,Contini Buonacossi, Montano, Alto Jonio; finalista in cinquina al Viareggio nel 2000, finalista 1997 e 2011.
Cura seminari di scrittura presso Lettere, Università degli studi di Milano, Lettere, Università degli studi di Parma; sul testo poetico, presso Archivi del ‘900, libera Università delle donne, Società Umanitaria, Casa della Poesia di Milano.

1 commento:

  1. Riascolto: nella lettura diagonale, come solo sa essere il senso dentro altri sensi - della poesia, che qui Matteo ha fatto, con pazienza, e vi ha letto: della piscina- giocattolo- bambina, del ritorno delle madri alle figlie, eppure tutto scorre in un rombo d'aria e di luce, sopra il mare che diviene altro da sè; come un tema, un rigo grigio, un pagina di scrittura. Tutto può sommergere l'acqua, come nei sogni, e tutto si lascia riemergere; il paesaggio che non è più *copia dal vero*, si è metamorfosizzato e accoglie specchiata, un'altra acqua nella volta celeste, da nuvole o da monti vulcano, in un rispecchiamento anche temporale che scorre, onde alle onde, madri a ritroso, alle figlie. Generative, disseminate e perse nella creazione... Come fiumi a ritroso, direbbe la nostra Marina Cvetaeva, parlando del tempo in poesia.
    Grazie Matteo, di questo sguardo che ha tagliato le immagini - in altre, nuove.

    Maria Pia Q.

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