di Paolo Steffan
Nella mia formazione di lettore, lentissima e tarda, hanno avuto fin dalla prima infanzia un'importanza fondamentale i fumetti, specificamente Diabolik e, soprattutto, Topolino. Quando mi è capitato tra le mani, dunque, pochi mesi fa, il Poema a fumetti di Dino Buzzati, per me è stata una folgorazione. Magistrali disegni, un tocco d'ironia nell'incipit e poi l'abisso del mito: Orfeo e Euridice nel mondo d'oggi e nell'altro mondo di sempre. Poesia allo stato puro, che cola dalle pagine in forma di parole e colore, con un eccezionale surplus di seni e natiche che fuoriescono da ogni pagina, fino all'ossessione: un'ossessione - amore/morte - che non ti abbandona, se mesi dopo, senti la necessità di scegliere una pagina delle più memorabili e di leggerla, e rileggerla, e tentare di registrarla non essendone mai soddisfatto abbastanza, perché lì - sulla carta - è così bella, fascinosa, lussuriosa e, poi, tragica, com'è nelle vene di chi ancora sa scrivere nel nostro Occidente decadente: e Buzzati sa farlo, in una prosa d'arte che completa l'arte dell'immagine. Qui - negli "Audioversi" - ovviamente restano solo le parole...
La copertina della prima edizione del Poema a fumetti
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