venerdì 1 giugno 2012

Inediti, di Antonio Bux



TEMA DI SONIA



I.

C'è stato il giallo, dopo il sole accecare
andando fuori campo, nascoste forme
salvate dal profondo ostile delle mani
nel meccanico ritorno dalla guarigione
la spietatezza dell'abbraccio, nel salto
la morte degli occhi come unica corsa.




II.

Come liquido l'asfalto sfalda
le carezze avvolte tra le mani,
i palmi rifondati nel terreno
sfrondano il giudizio delle ore,
l'accumulo assoluto dei pianti
in una presenza sconosciuta
teme l'identica caduta, l'informe
gesto nel quotidiano venir meno
dove la morte è interprete serena,
la linea che riconduce ogni punto,
dall'assenza delle ossa al perdono.



III.

Non è dovuto il cammino insieme,
non è dato il fragore delle attese
nell'ora meridiana i vetri spegnere
le intese dei nomi, gli sguardi sottili
come dell'oggi la mutezza dei sensi;
non è due il tempo, non la geometria
l'ossessione dell'aversi in angolo solo.



IV.

Il nostro cammino era già indietro.
Da allora fino ad ora, orma nell'orma
il tempo, l'ombra che sfioriva nei passi.
L'incedere è oggi il respiro svuotato,
l'attraversare di ogni stanza l'uscio
senza sorpresa o devozione, le porte
serrate al manico, le finestre spogliate
trasformare un battito di luce in risveglio.
Ma non siamo più noi, dietro quel vetro.
Tutto è cammino, come allora: noi fermi
e il gesto in avanti, remoto; allo specchio
due vuoti assottigliarsi, ritornando nulla.



V.

Non ci è bastato l'azzurro morire
l'eterno pianto del giardino dentro
l'avverarsi della tristezza, il colpo
dell'essere stati, l'avvento, il buio
il sacro segno; ma l'effimero è ora,
in questo avvicinarsi lento del viso
che non dura al tatto lontano, e duole
il sapersi senza più conoscersi, ombre
che osservano in piedi, l'altrui cadere.






Antonio Bux (pseudonimo di Fernando Antonio Buccelli) nasce a Foggia il 16 ottobre del 1982. Dopo aver terminato gli studi, coltiva esperienze lavorative in varie città italiane ed estere, ma soprattutto a Firenze e Barcellona, dove risiede dal 2007.
Sue poesie sono apparse in numerose antologie e in diverse riviste di poesia sia nazionali che internazionali, dato che molti suoi componimenti sono stati tradotti in spagnolo, francese, inglese, tedesco e serbo. Hanno parlato e commentato positivamente sulla sua poesia molti tra i più importanti autori e riconosciuti critici del settore. Si occupa costantemente di traduzione dallo spagnolo di autori e poeti sia iberici che latinoamericani. Ha curato la traduzione del libro Ventanas a ninguna parte del poeta spagnolo Javier Vicedo Alós. È autore dei libri Disgrafie, La simmetria dei nomi, Le ore nuove (Poesie dal giorno dopo), della raccolta di aforismi e haiku Terzine terrestri, e del saggio breve Manifesto della poesia ignorante. Attualmente sta lavorando alle traduzioni e organizzando la curatela di un'antologia di nuovi poeti spagnoli contemporanei.

6 commenti:

  1. Grazie per il post, caro Matteo. Di solito tratto poco la poesia "amorosa", anche se questa parla di mancanza più che altro. Ne abbiamo parlato infatti. Anche lo stile, la forma, è qualcosa di anomalo per la mia ricerca, che di solito è più oscura, ma proprio per questo son contento che hai apprezzato anche questo mio "lato" più lineare. Un abbraccio e a presto.

    Antonio Bux

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  2. io trovo che dovresti trattare di più questo "genere", sei tagliatissimo e ti viene veramente bene! Complimenti!

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  3. Caro Bux, sei dentro a questi versi: poesia di mancanza. E do ragione a Giancarlo, sono proprio belli. Grazie a te.

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  4. Si tratta un po' di tutto, col tempo... Ci si mette in discussione e si testano vari aspetti del comunicare, e di cosa comunicare, le esperienze ti prendono alla sprovvista, gli strascichi d'inquietudine sono la riprova di quanto si possa essere diversi essendo sempre se stessi. Questi versi sono per una persona che non c'è più nella mia vita, ma ha avuto particolare importanza, qualche tempo fa. E penso che rimarranno una cosa a parte, di cui però ho voluto far partecipe Matteo quando mi ha chiesto alcuni inediti. Del resto grazie caro Giancarlo, quando ti passerò Disgrafie, c'è lì un capitolo che è simile per temi trattati e stile a queste poesie...poi mi farai sapere. Grazie ancora ad entrambi e a presto! :)

    Antonio

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  5. Mi è particolarmente piaciuto questi distici: “Non è dovuto il cammino insieme, /
    non è dato il fragore delle attese”; “i palmi rifondati nel terreno / sfrondano il giudizio delle ore” forse qui e là avrei sfrondato un po' evitandto locuzioni come “ora meridiana” o scelte lessicali un po' antiche come “duole”. Ma nel complesso ci sono belle immagini e un tessuto narrativo notevole (forse un po' neocrepuscolare?).

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  6. Salve, alessandro. Grazie per il commento e l'analisi. Non saprei, ho incontrato la mia ex ragazza dopo più di un anno, è stato un bel rapporto finito male, come tanti, e ora non ci salutiamo nemmeno più. Il giorno dopo averla incrociata dopo tanto silenzio ho scritto di getto questi versi e non li ho nemmeno "toccati" lasciandoli così come son venuti.
    Come dicevo prima, penso siano un gruppo di poesie nate e morte così, che non fanno parte di nessuna raccolta e non hanno nessuna intenzione poetica/editoriale, però ho voluto appunto divulgarle per saggiare l'altrui commento/lettura.
    Certamente si avvicinano a uno stile classico, che può ricordare anche qualcosa del neocrepuscolare, si.
    In effetti ora meridiana risulta un po' "già visto", ma come le dicevo non ho rivisitato i testi. Quando sono dei vissuti senza voler approfondire per mere ragioni editoriali, si incorre in certi "problemi" di questo tipo, credo. Tuttavia mi fa piacere riscontrare la sua condivisione e sono contento che alcuni passaggi siano di suo gradimento. E anche le sue riflessioni cadono nel giusto, un caro saluto e a presto.

    Antonio B.

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