martedì 1 maggio 2012

Senza titolo




In cucina
ti ho a malapena sfiorato
con un timido sguardo,
nella mia testa ti ho pregata
di farmi dimenticare
le ore passate
con la faccia tra le gambe degli uomini
per tirare su una dose e la cena,
nell’inverno della polmonite
non ancora maggiorenne
in stazione faceva così freddo
che ero obbligato
a stare tutta la notte per terra
ai piedi di un piccolo termosifone;
tu sei l’unica persona
a cui abbia detto chi sono
che mi sia rimasta vicina,
ieri mentre dormivi
ti ho chiesto di rendermi padre
di lasciare che ti protegga,
per poterti toccare ancora
farò un passo
oltre l’orlo d’ogni baratro
perché sei la mia vita
e con te accanto
la morte
se mai avrà il coraggio
di farsi avanti
non sarà altro
che la fine del primo tempo.

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