Arriva all'improvviso, non bussa nemmeno alla porta.
Dormivo, tutta l'Italia di distanza.
Isola felice, la Sicilia, cullato dal dolce vento profumato di limoni mi gustavo il riposo del dopo spettacolo,
i complimenti ti affaticano,
i sorrisi a volte pesano più di un manubrio da sollevamento per un bodybuilder strafatto di amminoacidi.
Le quattro, pesanti come un colpo,
le quattro e quattro mi portano via il sonno.
Ricevo una chiamata, non capisco, leggo messaggi che mi informano di fatti che non credevo possibile potessero accadere, e invece...
Mentre i miei compagni di stanza continuano a dormire nei loro letti io esco fuori dalla camera, il villaggio è in silenzio.
Con il cuore in gola, gli occhi a palla, il respiro affannato chiamo Elisa, poi mia madre,
poi non mi calmo
e bestemmio contro il cielo
ma per questa volta il cielo proprio non ha colpe.
Qualche giorno dopo trono a casa con l'angoscia.
Sono sempre in allerta, i racconti della gente mi fanno sentire un emancipato,
non sono un vero ferrarese,
ma le crepe nei muri di casa le ho, pure io.
Attraverso i paesi appena poco fuori la città,
tra le macerie trovo anche una parte di me.
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