venerdì 18 maggio 2012

Maria Grazia Calandrone, un inedito


solo il cuore alla terra (la scimmia-fiore)


1.

tu lo vedi il dolore delle bestie, lo vedi
che piegano la testa sotto il cielo
perché il cielo le veda
senza essere visto

lo vedi l’arco solido
dei tendini e vedi che rimane solo il cuore
parallelo alla terra, un’ampolla di sangue silenzioso che niente
rovescia davvero

vedi le scimmie
fatte azzurre dal sole del mattino
vedi il loro restare
col viso al sole perché il loro minuscolo dio
le perdoni


2.

questo piccolo branco di animali sarebbe prossimo a dio.
si degnerà egli dunque?
di abbassare il suo sguardo
sulla gola scoperta delle bestie

oserà pronunciare una parola? su queste
scimmie che vogliono
stare nella ferita della sua assenza
come nude confezioni di fiori versati su un’ara


3.

il mio corpo è un altare di fango
è l’altare che emana un latrato
ininterrotto

se neanche la fine è infinita io porto il male
dell’amore umano come la rosa porta la corolla
sono la scimmia-fiore



E' la prima volta che leggo una poesia così "argomentata": una forma che cerca di essere il più aderente possibile al contenuto che l'ha ispirata. Una coerenza che libera la voce interiore del poeta.
L'uomo possiede uno sguardo capace di discernere, consapevole del presente delle altre creature viventi; ma che non può scorgere dio, se non intenderlo o percepirne una sfocata ed intima presenza. L'uomo che si è elevato in posizione eretta per avvicinarsi al cielo, cuore perpendicolare alla terra, non più parallelo; che fiorisce e la meraviglia della corolla - segno distintivo della rosa - ne avvolge il capo, quasi fosse l'aureola di un animale che si è risvegliato spiritualmente. Forse. Oppure che non si tratti soltanto di una scimmia-fiore, bella e terrestre, destinata a sfiorire dopo la primavera, dopo aver lasciato i semi, libera da qualsiasi significato.
In particolare quell' "io porto il male / dell'amore umano" mi ha fatto pensare; d'altronde giungendo all'Amore attraverso la passione, al di là dell'amore "abitudinario" o di quello spirituale, che restano le due metà di un'unica soluzione, la radice del sentimento amoroso contiene già in sé la sofferenza. Un retaggio istintivo di cui le bestie, però, non hanno coscienza. Una sorta di male imprescindibile da trasformare, fotosintesi "umana", per raggiungere l'equilibrio.

Matteo Bianchi 



foto di Giancarlo Finardi

Maria Grazia Calandrone (Milano, 1964, vive a Roma): poetessa, drammaturga, performer, organizzatrice culturale, autrice e conduttrice di programmi culturali per RAI Radio 3, critica letteraria per il quotidiano “il manifesto”, cura la rubrica di inediti “Cantiere Poesia” per il mensile internazionale “Poesia”. Libri: Pietra di paragone (Tracce, 1998 – edizione-premio Nuove Scrittrici 1997), La scimmia randagia (Crocetti, 2003 – premio Pasolini Opera Prima), Come per mezzo di una briglia ardente (Atelier, 2005) La macchina responsabile (Crocetti, 2007), Sulla bocca di tutti (Crocetti, 2010 – premio Napoli), Atto di vita nascente (LietoColle, 2010), L'infinito mélo, pseudoromanzo con Vivavox, cd di sue letture dei propri testi (luca sossella, 2011) e La vita chiara (transeuropa, 2011). Sarà in Nuovi poeti italiani 6 (Einaudi, 2012); scrive testi teatrali per Sonia Bergamasco e ha scritto frammenti poematici intorno alla Guerra Civile Spagnola per la compagnia internazionale "Théatre en vol"; sue sillogi compaiono in antologie e riviste di numerosi Paesi Europei e delle due Americhe: segnaliamo le antologie La realidad en la palabra (Editorial Brujas, 2005), Caminos del agua (Monte Avila Latinoamericanas, 2008) e Antologia italikes poieses (Odós Panós, 2011); ha curato per Adonis, l’antologia Voci della Poesia Italiana Contemporanea: Un’Antologia Breve (L’Altro, 2012 – Beirut e Damasco), nella quale è inserita; dal 1993 viene invitata nei più rilevanti festival nazionali e internazionali; dal 2008 porta in scena in Italia e in Europa il videoconcerto Senza bagaglio (finalista Romaeuropa Webfactory 2009), realizzato con Stefano Savi Scarponi, per il quale interpreta se stessa in I fiori che lei porta; nel 2010 il suo testo My language is the rose, scelto dal compositore malese Chie Tsang, è finalista in “Unique Forms of Continuity in Space” in Melbourne, Australia. Sempre nel 2010 è scelta come rappresentante della poesia italiana e diretta da Lucie Kralova in “Evropa jedna báseň”, documentario per la televisione ceca. Nel 2012 cura l’opera di Anne Sexton per il “Corriere della Sera” e fa parte del progetto RAI TV “UnoMattina Poesia”. La sua poesia è tradotta in: ceco, francese, greco, inglese, iraniano, portoghese, russo, serbo, siriano, spagnolo, svedese e tedesco.






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