domenica 6 maggio 2012

Gustav Klimt e le sue donne


Fu amore a prima vista quello tra Gustav Klimt e Venezia. Quando nel 1899 si recò nella città italiana per incontrare l'amata Alma Schindler, futura moglie di Gustav Mahler e musa ispiratrice di numerosi artisti del '900, rimase folgorato dallo splendore dei mosaici della Basilica di Piazza San Marco. Nonostante la giornata uggiosa e la mancanza di luci che illuminassero adeguatamente i mosaici, l'oro che pervade l'intera basilica entrò così profondamente nell'animo del giovane artista che da quel momento ritornerà costantemente nei suoi dipinti. Tornerà ancora una volta per la Biennale del 1910, questa volta già famosissimo e applaudito dalla critica, con un'intera sala dedicata all'esposizione delle sue opere, tanto che la Galleria di Cà Pesaro acquisterà proprio in quell'occasione la Giuditta II/Salomé, tuttora gelosamente custodita nel museo veneziano e presente nell'allestimento della mostra attualmente ospitata al Museo Correr Gustav Klimt nel segno di Hoffman e della Secessione
Snodo fondamentale della mostra è proprio la sala che contrappone le due versioni della Giuditta/Salomè, poste l'una di fronte all'altra in un gioco di rimandi e di ambiguità che ricostruisce l'idea di complessità propria dell'arte del Novecento.




Giuditta

La versione del 1901, che riporta sulla cornice il nome dei soggetti “Giuditta e Oloferne” ma allo stesso tempo propone una Giuditta molto lontana dalla pia vedova che, illuminata dalla potenza divina, taglia la testa del generale Oloferne: lo sguardo di sfida, colto nell'estasi dell'assassinio, le mani che accarezzano i capelli della testa mozzata, il petto esposto con voluttà e sensualità sembrano voler sfidare lo spettatore stravolgendo la storia tradizionale.



Giuditta II/Salomé

La stessa ambiguità avvolge anche la versione del 1909, a partire dal titolo stesso dell'opera, più volte cancellato e riscritto nei registri di Cà Pesaro proprio a causa dell'attribuzione incerta. Questa volta la protagonista del dipinto sembra essere Salomé, principessa giudaica che seduce con una danza ammaliatrice lo zio, nonché compagno della madre fedifraga Erode Antipa, e lo convince a farsi servire su un piatto d'argento la testa mozzata di Giovanni Battista: in questo caso riconosciamo i tratti della femme fatale per eccellenza, la carica erotica sprigionata dallo sguardo e dal corpo nudo, le mani ritratte come artigli sulla testa del malcapitato Battista, che però è stata conservata in un sacco, particolare che invece fa parte della storia di Giuditta.



Fatalisme

La caratterizzazione della donna come femme fatale, creatura pericolosa perché ammaliatrice e seduttrice che trascina l'uomo nella perdizione e nell'oblio è del resto un topos ripreso più volte tra la fine dell'800 e gli inizi del '900, che ritorna anche in altre opere esposte nella mostra veneziana: Fatalisme, opera dell'artista olandese Jean Theodoor Toorop, è abitata da spaventose figure femminili dallo sguardo funereo, avvolte in un'atmosfera sinistra in cui si assiste al predominio della linea curva come modulo su cui viene costruita la forma.




Acqua mossa

Allo stesso modo, le sinuose ondine di Acqua mossa, esseri maligni della mitologia nordica che attirano a sé gli ignari navigatori trascinandoli negli abissi,




Fuochi fatui

e le ammalianti protagoniste dei Fuochi fatui ritratte da Klimt nascondono sotto la loro sensualità ingannatrice il destino crudele di chi viene intrappolato nella loro rete.




 Volto di fanciulla

Ricorda una medusa il Volto di fanciulla realizzato da Klimt nel 1898 dopo aver visto i quadri di Fernand Khnopff, celebre artista belga di matrice simbolista che con le atmosfere rarefatte, vaporose ed enigmatiche delle sue opere influenzerà fortemente il pittore viennese.



La maschera bianca

In mostra è presente un disegno realizzato da Khnopff nel 1907, La maschera bianca, nel quale possiamo riconoscere la sua cifra stilistica, che consisteva in un effetto di sfumato e dissolto ottenuto cancellando i contorni delle figure.



Fregio di Beethoven

Anche il Fregio di Beethoven, realizzato da Klimt per il Palazzo della Secessione nel 1902, è caratterizzato dalla presenza di figure femminili ammalianti e temibili quali le Gorgoni, terribili figlie del gigante Tifeo, rappresentate in tutta la loro seducente crudeltà mentre avvolte dalle spire di serpenti lanciano sguardi di sfida allo spettatore; sopra le loro teste si agitano sovrastate le allegorie della Pazzia, Malattia e Morte, mentre alla destra dell'enorme Tifeo Lussuria, Impudicizia e Intemperanza contribuiscono ad enfatizzare un'immagine pericolosa della donna.




Il girasole 

Chiude l'esposizione quello che può essere considerato un ennesimo ritratto di donna, rappresentato sotto le sembianze di un girasole a testa china: l'associazione tra fiore e donna è del resto un elemento ricorrente nei quadri di Klimt;



Il bacio

inoltre, dalla conformazione della pianta possiamo riconoscere i tratti caratteristici della figura umana, con la testa rappresentata dalla corolla, il corpo celato sotto le foglie e il fusto fino alle gambe, sostituite da una nube di fiori colorati che ricorda quella del celeberrimo Bacio del 1907, grande assente della mostra veneziana.





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