mercoledì 7 marzo 2012

Ricordo di Wislawa Szymborska


Qui giace come virgola antiquate
l'autrice di qualche poesia. La terra l’ha degnata
dell’eterno riposo, sebbene la defunta
dai gruppi letterari stesse ben distante.
E anche sulla tomba di meglio non c’è niente
di queste poche rime, d'un gufo e la bardana.
Estrai dalla borsa il tuo personal, passante,
e sulla sorte di Szymborska medita un istante.


Epitaffio, in Sale, Libri Scheiwiller, Milano, 2005


Così avrebbe voluto essere ricordata dopo la morte la poetessa W. Szymborska.
Qualche poesia recita il testo, ma in realtàsono moltissime, tutte accomunate dalla Sua straordinaria abilitàdi aderire alla realtà , al quotidiano battito del tempo, capace di tradurre in parola poetica la complessità nella semplicità, la levitànella profondità del sentimento.
Tanti sono i temi toccati dalla poetessa -Premio Nobel nel ‘96 -nelle sue numerose raccolte: dall’amore alla poesia, dall’osservazione dell’hic et nunc alle risposte spesso ironiche, volutamente mirate a prendere le distanze dalla mondanità e a non attribuirsi mai alcuna importanza.
In un’intervista dopo il conferimento del Nobel dichiarò: “Non coltivo grande filosofia, bensì modesta poesia”. Un forte monito all'umiltà che deve indurre a riflettere sulla precarietà, la casualità,la assoluta non necessitàdel sentirsi esseri umani; ma insieme sulla grandiositàdi aderire alla Vita.
I testi riportati di seguito ruotano attorno ad alcuni dei temi da Lei preferiti, cui si è fatto cenno. La Sua grande persona resterà nel patrimonio culturale europeo come testimonianza di sublime Poesia del Novecento.




Un incontro inatteso

Siamo molto cortesi
l'uno con l'altro,diciamo che e' bello incontrarsi dopo anni.

Le nostre tigri bevono latte.
I nostri sparvieri vanno a piedi.
I nostri squali affogano nell'acqua.
I nostri lupi sbadigliano alla gabbia aperta.

Le nostre vipere si sono scrollate di dosso i lampi,
le scimmie gli slanci, i pavoni le penne.
I pipistrelli già da tanto sono volati via dai nostri capelli.

Ci fermiamo
a meta' della frase,
senza scampo sorridenti.
La nostra gente
non sa parlarsi.

*

Il primo amore

Dicono
che il primo amore sia il più importante.
Ciò è molto romantico
ma non è il mio caso.

Qualcosa tra noi c'è stato e non c'è stato,
è accaduto e si è perduto.

Non mi tremano le mani
quando mi imbatto in piccoli ricordi
e in un rotolo di lettere legate con lo spago
- nemmeno con un nastrino.

Il nostro unico incontro dopo anni;
la conversazione di due sedie
intorno a un freddo tavolino.

Atri amori
ancora respirano profondamente in me.
A questo manca il fiato per sospirare.

Eppure proprio così com'è,
è capace di ciò di cui quelli
non sono ancora capaci:
non ricordato,
neppure sognato,
mi familiarizza con la morte.

(2002)

*

Non occorre titolo

Si è arrivati a questo: siedo sotto un albero,
sulla sponda d’un fiume
in un mattino assolato.
E’ un evento futile
e non passerà alla storia.
Non si tratta di battaglie e patti
di cui si studiano le cause,
né di tirannicidi pieni di memoria.

Tuttavia siedo su questa sponda, è un fatto.
E se sono qui,
da una qualche parte devo pur essere venuta,
e in precedenza
devo essere stata in molti altri posti,
proprio come i conquistatori di terre lontane
prima di salire a bordo.

Anche l’attimo fuggente ha un ricco passato,
il suo venerdì prima di sabato,
il suo maggio prima di giugno.
Ha i suoi orizzonti non meno reali
di quelli nel cannocchiale dei capitani.

Quest’albero è un pioppo radicato da anni.
Il fiume è la Raba, che scorre non da ieri.
Il sentiero è tracciato fra i cespugli
non dall’altro ieri.Il vento per soffiare via le nuvole
ha dovuto prima spingerle qui.

E anche se nulla di rilevante accade intorno,
non per questo il mondo è più povero di particolari,
peggio fondato meno definito
di quando lo invadevano i popoli migranti.

Il silenzio non accompagna solo i complotti,
né il corteo delle cause solo le incoronazioni.
Possono essere tondi gli anniversari delle insurrezioni,
ma anche i sassolini in parata sulla sponda.

Intricato e fitto è il ricamo delle circostanze.
Il punto della formica nell’erba.
L’erba cucita alla terra.
Il disegno dell’onda in cui s’infila un fuscello.

Si dà il caso che io sia qui e guardi.
Sopra di me una farfalla bianca sbatte nell’aria
ali che sono soltanto sue
e sulle mani mi vola un’ombra,
non un‘altra, non d’un altro, ma solo sua.

A tale vista mi abbandona sempre la certezza
che ciò che è importante
sia più importante di ciò che non lo è.

*

Ad alcuni piace la poesia

Ad alcuni -
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.

Piace -
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.

La poesia -
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
Come alla salvezza di un corrimano.

*

E' una gran fortuna

E' una gran fortuna
non sapere esattamente
in che modo si vive.

Bisognerebbe
esistere molto a lungo,
decisamente più a lungo
del mondo stesso.

Conoscere altri mondi,
non fosse che per un confronto.

Elevarsi al di sopra del corpo
che non sa fare nulla così bene
come limitare
e creare difficoltà.

Nell'interesse della ricerca,
chiarezza dell'immagine
e conclusioni definitive
bisognerebbe trascendere il tempo
dove ogni cosa corre e turbina.

Da questa prospettiva,
addio per sempre
particolari ed episodi.

Contare i giorni della settimana
dovrebbe sembrare
un'attività priva di senso,

imbucare una lettera
una stupida ragazzata

la scritta "Non calpestare le aiuole"
una scritta folle.


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