venerdì 9 marzo 2012

AUDIOVERSI (I) - "Débol l’é 'l parfun” di Luciano Cecchinel

Ad autogiustificazione
Mi è stato chiesto da coloro che in questo spazio mi hanno invitato, di continuare qui la rubrica Audioversi che avevo fondato nel mio blog (che ho da poco chiuso per sempre, dirottando solo qui la mia attività in rete): http://steffanpaulus.wordpress.com/category/audioversi/ . La detta rubrica si intitolava, in completo, "Audioversi. Alcuni dei versi più belli della poesia contemporanea, letti dalla modesta-mesta voce di un lettore qualsiasi", cioè la mia; insomma, donare alla rete poesie spesso assenti in essa, attraverso una lettura senza pretese - per così dire - "attoriali", ma per come le leggerebbe un lettore qualsiasi, come io sono. Ho visto poi, con sorpresa, che il termine "audioversi" era anche mio neologismo in rete, da ciò la inaspettata originalità di questa rubrica.
Ogni lettura è preceduta da un breve inquadramento/commento a quanto si ascolterà. Ultima annotazione: la rubrica sarà presumibilmente mensile. Grazie anticipatamente a chi leggerà-ascolterà.
Débol l'é 'l parfun di Luciano Cecchinel

di Paolo Steffan

La prima lettura dei miei Audioversi è di una poesia delicatamente sofferta e cesellata con suoni e immagini di straordinariamente efficace brevità, di una gelida durezza tipica di tutta la poesia dialettale del miglior Cecchinel, eppure anche di qualche luminosa dolcezza. Débol l’é ‘l parfun, da Al tràgol jért, l’insuperabile capolavoro del poeta di Revine-Lago (a questo centro abitato si riferisce l'immagine sotto riportata, mentre nel video v'è un'inquadratura di Fratta, altro paese della Vallata di Revine-Lago).
Sono onorato – causa la mia collocazione geografica e linguistica – di poter tentare, pur non senza difficoltà, un – modesto e mai troppo riuscito – tentativo di far sentire, a chi non li sa immaginare e scandire, i suoni di questa lingua specialissima che è cifra estrema dell’estremo poetare di Luciano Cecchinel, poeta (e uomo) tra i più apprezzabili della nostra contemporaneità, credo a livello europeo quanto meno. Il poeta stesso, sentita una mia prima lettura di questo testo, mi aveva evidenziato un difetto di pronuncia: infatti il lambacismo (ossia la pronuncia difettosa del suono “L”), fenomeno attivo in molti dialetti trevigiani di sinistra-Piave, compreso quello di chi legge, è assente nelle lingue della Vallata di Revine-Lago, dove il suono “L” è pieno; di conseguenza ho riletto, e qui se ne ha l'esito. Non credo di aver reso neppure ancora la perfezione della “L”, causa la mia ribelle ‘pronuncia-madre’, ma chi ascolta sappia che ho fatto del mio meglio, anche perché, di fronte alla produzione dialettale di Cecchinel, va messo in gioco tutto il proprio impegno, nulla essendo scontato e facile nella sua opera; senz’altro è, però, bello, e meglio di tutti ce lo ricorda il da poco scomparso Andrea Zanzotto, nella sua postfazione al Tràgol jért (Vanni Scheiwiller, Milano 1998, pp. 167-186).



1 commento:

  1. El nèf sarìa la nève?
    E comè ke la deventa mas.cio la nève, su par là... complimenti per la lettura, molto naturale e vera, da lettore appassionato. Grazie.

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