mercoledì 21 marzo 2012

Auguri, Alda. Anche nel ricordo


I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

Alda Merini, da Testamento (Crocetti, 1988)



I poeti sono amanti della notte, del buio, del silenzio: qui creano una luce che illumina più delle stelle e una poesia che supera anche il rumore. Ci piace ricordare, in questi versi, la voce di Alda Merini, una delle maggiori poetesse italiane contemporanee, scomparsa nel 2009, di cui si ricorda, il 21 marzo del 1931, la data della sua nascita. Ma ci piace anche sottolineare l'immediatezza del suo pensiero, che nasce di getto e si riversa nelle parole. Una poesia, quella della Merini, che trasmette luci e ombre, che dominano la sua mente e il suo modo di essere, e canta l'amore, in tutte le sue forme. Ma la sua poetica è anche di sommessa inquietudine e di dolore che accompagna le nostre giornate, soprattutto se si avverte in modo drammatico la difficoltà del vivere, manifestata da un profondo isolamento che la condurrà, in un lungo periodo della sua vita, in alterni ricoveri in un ospedale psichiatrico. Nata a Milano, inizia a comporre le sue poesie giovanissima e il suo incontro con il mondo letterario avvenne per caso. Alcune sue liriche circolano negli ambienti intellettuali milanesi e nel 1950, su invito di Eugenio Montale, viene inserita nell'antologia Poetesse italiane del Novecento. Nel 1953 si sposa e pubblica la sua prima raccolta poetica La presenza di Orfeo, cui ne seguiranno moltissime altre, interrotte da quel un silenzio di vent'anni, dovuto all'internamento in manicomio, dal quale uscirà solo nel 1972, alternando periodi di lucidità e follia fino al 1979. Nel 1984 pubblica La Terra Santa, che si riferisce proprio a quel periodo. Moltissime le sue raccolte poetiche. Fra queste, citiamo soltanto le più recenti: La pazza della porta accanto (1995), Fiore di poesia 1951-1997, Magnificat. Un incontro con Maria (2002). La condizione di repressione e di reclutamento, tragicamente richiamata dall'esperienza dolorosa e disumana del manicomio, non annulla, però, quell'aspirazione a una pienezza di vita che solo la parola poetica sembra in grado di poter compiutamente realizzare. Per questo, la sua continua a essere una delle voci più importanti e vive della poesia contemporanea.

Alessandro Moretti

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