martedì 21 febbraio 2012


Berlin, 21.02.2012

Roberta De Monticelli, “La Questione Morale” - Raffaello Cortina Editore, 2010.


“Corruzione a tutti livelli della vita economica, civile e politica, la pratica endemica degli scambi di favori, lo sfruttamento di risorse pubbliche a vantaggio di interessi privati, la diffusa mafiosità dei comportamenti. E una sorprendente maggioranza di italiani che approva e nutre questa impresa.”
Come possa l'Italia, sulla scia di una via di decadenza intrapresa generalmente dal mondo occidentale nel suo complesso, essere inciampata e caduta nella situazione in cui attualmente si trova, è ciò che si chiede la prof. Roberta de Monticelli, docente di Filosofia della Persona all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Il libretto dal titolo “La Questione Morale” è stato pubblicato nel 2010 ed è giunto alla sua seconda ristampa, edito da Raffello Cortina Editore. Si tratta di un saggio molto interessante che non riguarda e non è diretto tanto a storici o a filosofi, ma che, vista la diretta semplicità con cui l'argomento viene trattato - talvolta disarmante -, dovrebbe interessare tutti gli italiani: quelli almeno interessati a veder migliorare la nostra cultura e la situazione generale del nostro bel paese al di là dello “spread” e dei conti pubblici. Attraverso altro si eviterá di ripetersi.

Con raro acume, uno stile impeccabile e chiaro, la De Monticelli ripercorre alcuni eventi della nostra storia di italiani in particolare, ma anche di europei, che hanno influenzato il nostro modo di “essere un popolo incompiuto”, come lei stessa ci definisce, dei “mancati cittadini” che per qualche motivo illustrato attarverso gli scritti di illuminati scrittori quali Guicciardini o Machiavelli, ma anche attraverso le ricerche di Kant o Nietzsche, sono in qualche modo rimasti “sudditi”, senza rendersene propriamente conto. Questa mancata “crescita” affonda le proprie ragioni e le propri origini nel nostro meraviglioso Rinascimento, nella nostra storia, ma anche nelle coscienze umane in qualche modo portate per loro natura a scegliere ciò che è più accessibile, più facile, più immediato.

Interessante è anche l'analisi di alcuni comportamenti o l'uso distorto che al giorno d'oggi si fa delle parole “morale” o “etica”, che di per sé non hanno un significato specifico negativo, ma che in realtà vengono utilizzate per lo più a definire qualcosa o qualcuno in modo tale. Il tutto supportato da esempi provenienti dalla nostra vita quotidiana di italiani, poco focalizzato sul fare nomi, su qeusto o quel politico e senza voler accusare nessuno, e al contrario fornendo la soluzione e una via possibile di riappropriazione delle nostre vite, con coscienza e maturità. Difficile, per chi è italiano non riconoscere molte situazioni descritte tra queste pagine e un certo “scetticismo etico” o funa certa “fragilità nell'assumersi le proprie responsabilità”, latente a tutti livelli della nostra società di “italiani”.

Il rimedio? “Difendere la Serietà della nostra esperienza morale, smentendo la convinzione che non esistono verità o falsità in materia di giudizio” e che tutti hanno una loro verità. La politica, intesa come scienza della comunità delle relazioni di un intero popolo, deve tornare ad essere usata per rispondere alla domanda: “che cosa devo fare?” e dovrebbe certamente riprendere la “via di Socrate” e imparare a trovare le proprie risposte sulla base della vita e della giustizia, meno nell'uniformarsi al giudizio altrui o del più potente tra noi.

Dario Deserri

http://www.ibs.it/code/9788860303691/de-monticelli-roberta/questione-morale.html

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