martedì 1 novembre 2011

Quattro poesie di Eleonora Rossi

L’ acquario

( le passeggiate in centro

qui si chiamano ‘ vasche’).


Questa vita pettinata

nella mia piccola città

somiglia assai

allo scivolare dei pesci

nell’ acquario.

È un andirivieni

rituale

tutti vedono tutti.

Sottecchi si guardano:

occhiate rapide,

perquisitrici.

Poi bisbigliano

parole su parole.

Boccheggiano.


Le giornate gocciolano tranquille

in una quieta

amabile

monotonia d’ acqua.


La trasparenza di quattro pareti vitree:

acqua che non conosce la libertà

profonda

del mare.


Quali colori però,

quanta sobria eleganza,

in quel silenzioso volteggiare.



Penelope


Con gli occhi a mare

mirava

l’avanzare e il ritrarsi

dolce

come di un telaio

come di un amplesso


cercava tra le onde

lo sguardo di un uomo


la bianca spuma

del desiderio

accarezzava i piedi


nell’antico canto infinito

il tormentoso dilemma


immaginare o vivere


Troppe volte

era morta

dentro


era il tempo di rinascere


Guardò l’oceano

le si srotolava innanzi

come un tappeto

a terra lasciò cadere

la bianca veste

sentì un brivido

mentre sfiorava la pelle

nuda

un passo dopo l’altro

s’infilò silenziosa tra le acque

come tra lenzuola di seta



Cercatori di niente


Oltre la spiaggia

di corpi e accessori

esposti al sole

s’apriva la landa

dei cercatori di niente


solitari eppure fratelli


silenziosi peregrini


s’inchinano al mare

e a ciò che non ha fine


anime nude

sulla rena selvaggia


in silenzio

ad auscultare

tra relitti conchiglie

e acque sopravvissute

il battito

dell’universo



Barca di carta


Da quanto tempo

navigo

tra le pieghe di carta

di un’ esile barca

sul fiume

la mia storia

addomesticata

con cura

nei risvolti

di un foglio di giornale.


Scivola

barca di carta

( vola, mia piccola vita)

sfiorando, inconsapevole,

l’ Acqua Infinita.


Chi ha posato la barca

vede, di lontano

- negli anni

che acqua imbarcano

e inarcano la schiena -

la barca

calare

nel fiume in piena


e il fiume addolcisce

gli spigoli di carta e parole,

la barca si squaglia nel sole,

si scioglie nell’acqua

che corre impetuosa alla foce

versando nel mare

la voce.


S’ imbeve la carta

la barca sprofonda

abbandonandosi, docile,

all’ onda.

La barca ora è

il breve sorriso

di chi sa

che l’ andare

è la meta


l’ andare

nell’acqua

di seta


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