venerdì 22 luglio 2011

Pioveva il giorno in cui ci siamo salutati; ti ricordi? Tutti, intorno a noi, si affrettavano a camminare in cerca di un riparo, un voltino, una tettoia. Solo noi eravamo rimasti fermi là sotto, a guardarci e a lasciarci bagnare. Non avevamo mai immaginato che quel giorno sarebbe arrivato, e quando, invece, arrivò, la cosa ci sorprese. Io, dal canto mio, non potevo crederci. Mi sentivo come spaesato e ogni cosa mi sembrava estranea, sconosciuta, sospesa. Anche tu mi sembravi un’altra. Una cosa nuova. Ma sempre bella; ancora di più per la pioggia che ti bagnava i capelli. Avevi freddo, lo si capiva da come ti tremavano le mani, che asciugavi sui pantaloni, ugualmente bagnati. Avevo abbozzato il gesto di aprire l’ombrello, ma mi avevi fermato, dicendo che ti piaceva la pioggia, che ti piaceva sentirtela addosso. L’avevo allora richiuso ed ero rimasto lì, a bagnarmi insieme a te. Avrebbe fatto meno male sotto la pioggia mi dicesti, e io ti avevo creduto. Le pozzanghere nere vibravano sempre più forte, ma tu non smettevi di guardarmi, e io facevo lo stesso. Ci misi un po’ ad accorgermi che stavi piangendo. Mi avvicinai senza abbassare lo sguardo. Mi sembrava incredibile che tu stessi piangendo per me. Ci amavamo, allora? Non mi rispondevi quando te lo chiedevo e di certo non mi risponderesti neppure ora. Le lacrime ti rigavano il viso e si confondevano con la pioggia, che continuava a scendere fitta e sottile. Ti abbracciai senza dire una parola. Chiusi gli occhi, perché sparisse tutto il resto. Per averti solo per me; per lasciare posto solo alla tua immagine Eravamo ormai fradici, ma tentavo comunque di scaldarti carezzandoti la schiena. Non saprei dire per quanto tempo restammo così, abbracciati, senza parlare. Sei stata tu a staccarti per prima, ti ricordi, io non ce l’avrei mai fatta. Ti stringesti nelle spalle, come fai sempre quando sei indecisa e a malapena ti sentii: “Ora devo andare”. Non sapevo che risponderti e allora non dissi niente. Eri già distante qualche passo, quando ti voltasti. Tornasti indietro, verso di me. Mi desti un bacio. Leggero come una goccia di pioggia. “Ciao” mi salutasti con un sorriso, e io rimasi lì, a guardarti sparire e a lasciarmi bagnare.
Anche oggi piove. Quanti anni sono passati ormai? Non avevo l’ombrello oggi e sono tornato a casa completamente bagnato. Ho respirato la pioggia un po’ più forte del solito e mi sei tornata in mente. Allora, sono uscito di nuovo e sono tornato lì, dove ci siamo salutati l’ultima volta. Quanto è passato ormai? Avevi detto che avrei dimenticato, che la pioggia non ha memoria e neanche noi ne avremmo avuta. Ti ho creduta. E invece sono ancora qui a ricordare di noi sotto la pioggia. Non ho mai smesso di pensarti. Ti sono sempre stato accanto, anche ora che sei lontana. La pioggia scendeva fitta come allora, e mi ha baciato le labbra come me lei hai baciate tu. Ti ho amato. E ricordo quando te lo ripetevo, nei luoghi e nei momenti più impensati e tu arrossivi dolcemente. Ci amavamo allora, non è vero? Non me l’hai mai detto, ti amo. Mi amavi veramente? Io l’ho sempre dato per scontato. Non mi ricordo tu me l’abbia mai detto. La pioggia, intanto, continuava a cadermi addosso, sulle spalle, in testa. Perché non me l’hai mai detto? Neanche quando ci siamo salutati. Dovevi amarmi per forza, le mani ti tremavano nervosamente al pensiero di dovermi lasciare. O forse era il freddo che il piovasco primaverile ci gettava addosso? Per chi tremavano le tue piccole mani di madreperla? La pioggia ormai era entrata dentro il cappotto e mi colava lungo la schiena. Ma stavi piangendo, questo è sicuro. L’avevo vista la tua lacrima cadere sulla guancia. In mezzo alla pioggia. L’avevo vista la tua lacrima? Non ricordo, non ricordo bene. Sono confuso. Non poteva essere una goccia di pioggia, quella che ti rigava il viso? Allora ero stato certo che quella lacrima fosse stata per me. Ora non sono più sicuro. Avrei potuto benissimo essermela immaginata. La pioggia, mi avvolgeva completamente, senza fare rumore. Il freddo si era fatto profondo. E l’abbraccio? E il bacio? Erano stati reali, erano esistiti davvero o avevo immaginato anche quelli? Avevo chiuso gli occhi mentre ti abbracciavo. Come potevo avere la certezza che fossi tu? Che non fosse solo un sogno. E il bacio era stato così lieve, che forse era stata solo una goccia di pioggia. Ma io ti amavo. Ti amo ancora. Ti ho amata fino adesso. Ho stretto a me il tuo pensiero per paura che mi volasse via, che un giorno potessi non trovarlo più. Io ti amavo, ti amavo. Lo urlai forte, per convincermene, ma il grido parve più una domanda. Ti amavo. Ti amavo. Ti amavo?
Il giorno dopo il cielo era di un azzurro profondissimo, quasi dipinto. Il sole, che sembrava sparito, illuminava tutta la città, specchiandosi nei vetri di mille finestre brillanti. Mi affacciai al balcone, per godere della bontà di quella luce. Solo nell’aria chiara era rimasto un vago profumo di pioggia.

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