Il linguaggio dell’Alberti muta naturalmente nei confronti di una certa qualunquista poesia contemporanea, così da indurre ugualmente chi vi si accosta a pensarla, digerirla attraverso figure del tutto nuove. Non rivoluzionarie. Nuove.
(Marco Strano, da ecologiadelverso.wordpress.com)
Chi ha conosciuto almeno un poco la cultura siciliana la fiuta immediatamente, la riconosce a naso, nella mischia irriverente di canto e morte che intride la poesia di Erminio Alberti. Alto e basso, luce e buio a improvvisi, la malinconia profonda di un popolo che incatena a dei fili la tragedia degli eroi dei poemi epici e li manovra, riproducendo il clangore lustrale delle armi,ma stavolta ficcate nelle mani di legno di piccoli fantocci pieni d’oro e colore, colmi di ogni evidenza eppure sempre segreti.Impossessati dalla tradizione e impossessati della tradizione
(Maria Grazia Calandrone, dalla prefazione)
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