éssa - è-già-la-luce
del dio - dentro al campo ―
térra - a bella vista -
in lénta - spoliazione
…
*
1. I
sémpre - sei eco di radice
del témpo - senza volto
→ il préndere del sogno
l’álbero stupendo
- a forma - della vita,
quésto-solo-chiasso
di un unico tuo punto,
nell’aria che ti parla
- a menzogna - mai finita,
ad álta notte che si squilla
nell’último gridare, sull’úl-
timo crinale ---
1. II
e fusa
in ombre del tuo pianto
sei quésto - solo iato,
i témpi - sempre trasparenti -
che spézzano stasera
álbe - di montagne, e il volto
che dice e poi ripete - léttere che sono
orme solo terse
nel luogo - senza bosco ---
1. III
e me di spalle
è il ponte di traverso,
il téndere sull’acqua
álberi e paesi
feróci e circolari, álberi caduti
in quésto solo sogno
di un mondo - dentro al mondo ---
---
2. I
→ “e il lume che qui soffia
nell’álbero di vita
è quésta sola bocca,
la terra già distesa
il cui moto, mi dicevi,
è quanto qui si pesa
dal buio - al mio mattino,
in quieto solo corpo
lúngo - di sospiro
2. II
“e filo della voce
è vedersi - di quésta sola terra,
in soffio che risplende
perfétto a desiderio ―
è il canto ripetuto
in tiepida materia,
in nomi - tutti - da capire,
álti e già disciolti
in echi solo a spazio
di vértici dell’aria
2. III
“e il pianto della luce
è l’última memoria,
lo spargere sottile
di un órdine del mondo
che fece - precíse di deriva -
soglie - dalle case! -
del tutto separate,
la nótte - felice - di se stessa
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